Le bonifiche
dell’area industriale sono attualmente lontane dallo stadio di
progettazione e tanto meno di realizzazione pur esistendo protocolli e
convenzioni attive tra le parti. Nel territorio si assiste ad un
peggioramento delle condizioni ambientali anche in questo momento in cui
le attività industriali sono quasi nulle.
Il registro
tumori provinciale di Sassari nell’esaminare l’incidenza dei decessi per
tumore nell’area di Porto Torres nel periodo 1992-2001 non può non
evidenziare gli eccessi rispetto alla media provinciale. Se si includono
i soli Comuni di Porto Torres, Stintino, Castelsardo, Sennori e Sorso
si rileva un evidente incremento di sarcomi dei tessuti molli (+ 77% per
gli uomini e + 89% per le donne) dove per tessuti molli si intendono
tessuti extrascheletrici quali tessuto fibroso, adiposo, vascolare,
nervoso, sinoviale e muscolare. Questo dato, per le implicazioni che
comporta (sono per lo più tumori legati ad esposizione a sostanze
organo-clorurate quali diossine, furani e diossino-simili), meriterebbe
un’analisi approfondita.
Secondo lo studio Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità nov. 2011 Supp. Epidemiologia e Prevenzione;
Nel
SIN Porto Torres (SS) costituito da due comuni (Sassari e Porto
Torres) con una popolazione complessiva di 141,793 abitanti al
Censimento 2001 esaminando, il rapporto standardizzato di mortalità
corretto per deprivazione in entrambi i sessi per tutte le cause
correlabili alle condizioni ambientali (tutti i tumori; malattie del
sistema circolatorio, malattie dell’apparato respiratorio, malattie
dell’apparato digerente, malattie dell’apparato genito urinario) si
rileva un valore di 109 e 115 rispettivamente nel sesso maschile e
femminile. Ciò corrisponde (nel periodo 1995- 2002) per il sesso
maschile a 4708 casi osservati rispetto a 4319 attesi con 389 morti in
più per tutte le cause di morte (tra cui 86 per tumori), quindi 48 in
più per tutte le cause/anno e 11 tumori/anno; per sesso femminile si
riscontrano 4357 casi osservati rispetto a 3788 attesi con 568 per tutte
le cause (127 tumori), quindi 71 morti in più tutte le cause/anno e 16
tumori/anno. I dati che interessano il sesso femminile destano
particolare preoccupazione; le condizioni di inquinamento non riguardano
solo le condizione riscontrabili nel perimetro della fabbrica e quindi
fattori di esposizione alle criticità del ciclo produttivo che
interesserebbe il sesso maschile.
Dalle 518 pagine della
perizia del Tribunale dei cinque esperti nominati nell’inchiesta penale
per disastro ambientale a carico di Syndial e Polimeri (oggi Versalis),
appare chiaro che attorno all’impianto riconducibile al gruppo Eni,
compresa l’acqua che scorre nel sottosuolo, è intaccata da
concentrazioni di benzene che arriva ad essere in 139 mila volte
superiore alla norma nelle acque di falda (Syndial, agosto 2010 e
conferenza dei servizi 2011). Sulla base di questa analisi, è evidente
che «le acque sotterranee provenienti da monte idraulico e quelle
meteoriche, filtrando nei terreni inquinati, continuano a svolgere
indisturbate la loro opera di estrazione, trasportando a mare la parte
di inquinanti progressivamente lisciviata», cioè rimasta nel suolo.
Fenomeno, in riferimento ai terreni sul mare, che «prosegue tutt’ora». E
non potrebbe essere diversamente, perché la fonte dell’inquinamento è
lì, immutata, visto che nessuno ha bonificato il suolo che è come una
spugna: ha incamerato agenti inquinanti negli anni e pian piano li
rilascia al mare, attraverso le falde. Gli stessi funzionari
ministeriali nelle varie conferenze di servizio e ora i periti del
tribunale riportano che la “messa in sicurezza di emergenza”, annunciata
dal gestore nel 1998, divenuta operativa solo nel 2003 con la barriera,
«non essendo finalizzata alla bonifica dei suoli inquinanti, non è
riuscita nello scopo. Le acque nel tempo hanno continuato e continuano a
trasportare gli inquinanti a mare. L’inefficacia e l’inefficienza delle
misure adottate è ancora più eclatante considerando il tempo trascorso
dalla loro realizzazione come messa in sicurezza di emergenza, che
proprio per la loro natura sarebbero dovute risultare - al contrario -
efficaci ed efficienti, e a breve termine».
«L’unico dato certo -
sintetizzano i periti - è l’assenza di azioni che abbiano nel concreto
impedito la prosecuzione della contaminazione». «È ancor più grave -
scrivono i periti - se si pensa che gli interventi di messa in sicurezza
per rimuovere fonti di contaminazione» secondo la legge, sono tali
proprio perché devono essere attuati tempestivamente. Nulla invece, è
stato fatto per il suolo. «Non risulta posta in essere alcuna misura».
L’inquinamento
ambientale, unitamente a fattori genetici predisponenti, svolge un
ruolo importante nel determinare effetti avversi sulla salute umana, sia
a breve sia a lungo termine. È stato ampiamente dimostrato che diversi
composti chimici oltre che come cancerogeni possono agire come gli
interferenti endocrini in grado di modificare le caratteristiche
epigenetiche di un individuo; l’epigenoma che determina cambiamenti
nell’espressione genica è suscettibile all’azione di diversi fattori, in
particolare le aberrazioni dei normali processi epigenetici possono
essere indotte da fattori ambientali, tra i quali l’inquinamento da
benzene , diossine- furani, metalli pesanti etc.
Le bonifiche
sono una priorità improcrastinabile che deve avere un corso urgente e
svincolato dalle dinamiche relative alla chimica verde. Urge
riqualificare gli operai in cassa integrazione per dargli competenze
adatte alle bonifiche. L’Eni deve mettere in campo le già previste
risorse per l’avvio a partire dai corsi di formazione e deve dare avvio
immediato ripristino dei territori inquinati.
Ed è proprio sulle
bonifiche che si restituisce al territorio il vero impatto
sull’occupazione con la creazione di competenze che saranno utilizzabili
in tutta l’isola. Con il ripristino di territori che saranno nuovamente
sfruttabili anche economicamente.
È giunto il momento di
ribadire con chiarezza la nostra totale indisponibilità a continuare a
lavorare e vivere su montagne di rifiuti. La situazione è chiara o si
risanano l’ambiente e i luoghi di lavoro creando le condizioni per
vivere in modo sano e sicuro riconvertendo globalmente le attività
fornendo ai lavoratori la possibilità di un nuovo impiego pulito,
dignitoso e produttivo per il benessere di tutti.
Non possiamo
più permettere che le logiche di saccheggio e sfruttamento attuate
dall’industria chimica statale italiana continuino a pesare sui sardi a
discapito di diritti fondamentali quali quello alla salute e ad un
lavoro sicuro e dignitoso.
Il sito industriale di Porto Torres
deve essere risanato come è avvenuto a Bagnoli. Servono opere
strutturali che vanno a carico delle società inquinanti, e che possono
cominciare solo in presenza di una volontà determinata da parte delle
popolazioni, delle istituzioni locali, dei sindacati e delle
associazioni di categoria.
Per la messa in sicurezza di Marghera è
stata investita una somma pari a 1.880 milioni di euro, soldi
sufficienti a coprire l’intero monte stipendi di Porto Torres per
quaranta anni, oltre che necessari per rilanciare l’economia del
territorio. Questo rilancio può passare solamente dalla bonifica di
tutta l’area e attraverso una pianificazione che tenga in considerazione
la situazioni legata ai posti di lavoro attualmente in bilico, ma che
possa anche dare a nuove imprese la possibilità di nascere sfruttando ad
esempio le risorse del turismo, dell’agricoltura e delle energie
rinnovabili.
Si chiede a questa Amministrazione per ciò che è nella sua facoltà:
*
Perché non siano stati adottati nuovi sistemi di controllo sulle
emissioni di inquinanti con centraline e punti di prelievo fissi a mare e
in terra e con raccolte dati almeno settimanali di tutti gli inquinanti
di cui si ha certezza dell’emissione;
* Se sia in grado di
assicurare l’adeguatezza dei sistemi di controllo degli inquinanti e
della sicurezza negli ambienti di lavoro nei siti industriali in
premessa, ovvero quali misure intenda intraprendere per migliorarne
l'efficacia e garantire l'opportuna e tempestiva informazione alle
popolazioni;
* Perché gli organi preposti alla raccolta e alla
diffusione delle informazioni sulla qualità ambientale del S.I.N. Porto
Torres/Sassari non abbiano presentato studi e diffuso tanto
costantemente quanto adeguatamente i dati raccolti, in modo organico e
leggibile dalle popolazioni;
* Perché non sono resi pubblici
periodicamente i dati del Registro dei tumori e perché non si avviino
Registri di altre patologie correlabili a fattori ambientali (malattie
degenerative, dismetaboliche, cardiovascolari etc, particolarmente
quelle che interessano la fascia pediatrica);
* Perché ad oggi
non siano stati fatti studi organici sulla popolazione di Porto Torres e
Sassari circa il livello di bio-accumulazione nei tessuti degli
inquinanti, quali clorurati, metalli pesanti, fenili, etc., e studi
sulle variazioni epigenetiche indotte dagli stessi inquinanti;
*
Perché non vi sia un monitoraggio pubblico dello stato di avanzamento
delle bonifiche con indicazione precisa del cronoprogramma degli
interventi previsti e una chiara indicazione delle competenze dei
soggetti che partecipano alle gare per l’esecuzione dei lavori di
bonifica
Si chiede a questa Amministrazione, per quanto le compete:
di
attivarsi perché possa essere costituito un organismo (osservatorio,
Comitato Civico di Garanti) che segua e controlli attentamente tutta la
fase delle opere di bonifica, e che al suo interno abbia una reale
rappresentanza dei cittadini e attui una completa trasparenza, al fine
di evitare che il controllore sia il controllato.
Di invitare la
R.A.S. a investire i fondi a sua disposizione per gli interventi su
questo territorio per la formazione delle maestranze locali da
utilizzare nelle opere di bonifica e per costituire un pool di
ricercatori che in propria autonomia, senza avere nessun rapporto con
ENI e le società da essa partecipate, possano individuare le migliori
tecniche di bonifica per il territorio del SIN.
WWF
Gruppo 5 Stelle Sassari
CSOA Pangea – Porto Torres
Kuiles – Comitato Pastori Sardi
iRS – indipendentzia Repubrica de Sardigna
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